“Temptation Island” reality educativo per i “più cresciuti”?

Per chi non lo conoscesse è il reality estivo, giunto ormai alla seconda edizione, ideato dall’esperta di giovani del terzo millennio, Maria De Filippi.

Si basa sull’esperienza a distanza di varie coppie di fidanzati in villaggi estivi con donne e uomini single, per capire se i corrispettivi partners sono davvero innamorati.

Quest’anno abbiamo visto le storie più svariate di single troppo svegli e fidanzati sull’orlo della crisi esistenziale.

Può essere educativo un reality così? A suo modo, a mio parere, si.

In fondo, le donne single del villaggio dei maschietti rappresentano le single dei giorni d’oggi (qualcuna un pò più tr**a, qualcun’altra meno “socievole”). I maschi single del villaggio fidanzate, invece, corrispondono alla figura del maschio dei giorni d’oggi: partono spavaldi e sicurissimi, ma poi, dinanzi alle donne, per giunta “serie” e “fidanzate” si chiudono per evitare di mostrarsi per gli insicuri che sono e fare così una brutta figura.

Aurora è la classica fidanzata dall’indole zoccolagginosa, troppo dura e sicura di se per accontentarsi di un uomo poco alfa come Gianmarco.

Emanuele, invece, rappresenta l’uomo che fidanzato da lungo tempo con la donna giusta, becca una bella donna che ci sta e perché rinunciare alla tentazione? Così come hanno fatto Amedeo (la storia con Alessia era appena iniziata per giungere già al termine e lasciarsi ammaliare da una single troppo vuota) e Mauro (ormai cresciuto, trova la bella Marta, straniera e cavallesca, come resistere, prima di rinchiudersi di nuovo nel circuito dei “filf che nessuno si farebbe”?). L’unico che rimane sulle sue è Dario (che però ha già tradito, quindi non gli conveniva ripetersi, stavolta Claudia non l’avrebbe perdonato per nulla al mondo!). 21 giorni di tentazioni a cui cedere con delicatezza per poi tornare nel villaggio delle fidanzate, che dimostrano che le donne, seppur cambiate negli ultimi anni, conservano un’indole da “fedeli compagne innamorate” (Aurora a parte, l’eccezione che conferma la regola!).

Alessandra dimostra maturità e forza, perdona Emanuele perché naturalmente non butta via 3 anni…ma quanto le costerà questo perdono?

Isabella, ormai “anziana”, farà bene ad accontentarsi del meschino Mauro? Troppo ingenua ad accontentarsi di un uomo viscido.

Alessia, al colmo della gioia per le dimostrazioni d’affetto di Amedeo, neofidanzato, non può che esserne felice.

E i due Salvatore e Teresa? Seppur stiano insieme da poco ed è la fase della “passione”, un amore del genere li classifica come “la coppia antisociale”: quanto potrà mai durare questo bastarsi e cercarsi assiduamente a vicenda?

Insomma, in maniera consona all’ormai epoca sconsolata che ci appartiene, il reality ha fatto il suo dovere: ci dimostra l’amore e le sue sfaccettature dei nostri tempi.

L‘amore ha vinto? Mah, dettagli: in qualunque modo un amore possa vincere, c’è sempre da scendere a compromessi.

Genitore/amico nell’epoca dei figli “maleducati”

Giri per strada e ti ritrovi a ricevere l’insulto gratuito di un ragazzino a cui ancora non sono cresciuti i peli della barba. Allora, mentre fingi indifferenza, ma dentro fremi infastidita dalla sfacciataggine del mocciosetto, continui a camminare, incapace di non porti una domanda: “Chi sono i genitori di un idiota così?”

La scienza definisce con “idiota” una persona con un q.i. quasi nullo; eppure dubito che il ragazzo in questione lo sia per davvero. Quindi, perché comportarsi da vero maleducato? Il giudizio popolare si appella alla storia dell’epoca, in cui “la tecnologia rovina tutto” direbbe mio nonno. Ma è davvero questo il motivo per il quale la maggior parte dei ragazzi oggi è diventata così sfacciata e volgare? Certo, non facciamo di un’erba un fascio. Tra l’altro è stupido associare un tale regresso educativo della nuova generazione ad un progresso tecnologico.

Mi è quindi venuto più facile decretare che la colpa è, quasi sempre, dei genitori: in psicologia, la prima cosa che ti insegnano, è che il bambino, appena nasce, già apprende in base al contesto in cui vive, quindi famiglia, società, luogo in cui cresce, ceto economico/sociale. Pertanto, il genitore fa la sua parte.

Oggi molti genitori hanno introdotto la figura del “genitore/amico”, praticamente uno che devi chiamare “papà” o “mamma”, ma con cui puoi tranquillamente divertirti, confidarti, uscire. (Come ci invidiano i nostri nonni per questa cosa!). Eppure diventare amici dei propri figli, non significa renderli maleducati nè permettergli di mancare di rispetto, bensì permette di instaurare un nuovo rapporto di fiducia, senza l’ausilio delle maniere forti.

E‘ pur vero che “mazze e pannelle fanno e’ figli belli”, però la maleducazione di una generazione ai limiti della decenza non è tanto dovuta a quanto un genitore ti è amico, ma a quanto un genitore sa prendersi cura del figlio. Non è un compito facile, non esiste una scuola per insegnarti a farlo, nè un libro. E nessun consiglio può aiutarti davvero. Chi poco si preoccupa dei figli maleducati, non è detto che non gli voglia bene. Allora perché viene permesso di comportarsi in modi così esagerati? Ragazzine che si vestono già come donne, ragazzi che picchiano coetanei per strada e rispondono con cattive parole a persone adulte.

Dubito che la colpa sia solo dei genitori, ma soprattutto loro hanno una grossa responsabilità: essere un genitore/amico non è da confondersi nel dare libertà ad un figlio di comportarsi come meglio crede, in quanto un ragazzo che cresce, incuriosito dal mondo, dalla società e da tutte le sue caratteristiche, tenderà sempre a provarle tutte e magari a preferire, incitato dalla massa, le cose più sbagliate. Un genitore dovrebbe permettere al figlio di “provare” le cose giuste e vietargli, a mio parere, quelle sbagliate senza preoccuparsi che “il ragazzo lo farebbe di nascosto”. Comportandosi da amico, il figlio può capire che quel limite gli è dato da una persona rispettabile che merita di essere ascoltato. Così come, permettere ad un ragazzo di usare parolacce in casa e nei confronti del genitore stesso pensando sia per gioco, non farà altro che incrementare l’uso del gergo volgare anche fuori di casa.

Tra l’altro, fuori o meno di casa che sia, l’educazione servirebbe al ragazzo stesso per crescere e assimilare crescendo i valori e gli ideali che oggi sono quasi del tutto spariti.

Fare il genitore non è facile, soprattutto fare il genitore/amico: ma quando si diventa complici in piccola parte di quelli che un figlio considera “scherzi”, ma che un genitore sa benissimo non sono, è preferibile limitare i danni. Danni a discapito del ragazzo stesso. Questi giovani vanno seguiti, stimolati con altre centomila alternative più interessanti del bullismo, del fumo, delle volgarità.

“Mazze e pannelle faranno pure e’ figli belli”…ma è un genitore vigile che fa un figlio educato…educazione che servirà a se stesso.